lunedì 28 marzo 2016

Quanto Male c'è in Noi?



Ricordo che anni fa, guardando un video come questo, mi sono arrabbiato molto, me la prendevo con l'ignoranza della gente e non riuscivo a capire come fosse possibile tutto questo.




Se chiedessimo a qualcuno di spiegare il fenomeno ci direbbe che è a causa della società moderna, che ci allontana, oppure che si sono persi certi valori e ci stiamo sempre più isolando.

Il fenomeno oggi è noto come "Bystander Effect" o "Effetto Spettatore", ma prima di studiare la psicologia sociale non ne avevo mai sentito parlare. Invece penso sia doveroso conoscere tutti gli "errori" (BIAS, ndr) in cui la nostra mente può incorrere.

Tutto cominciò il 13 Marzo del 1964, quando Kitty Genovese, fu accoltellata numerose volte nel bel mezzo della strada, davanti a parecchi passanti (per la precisione 38), ma nessuno mosse un dito. L'aggressore ebbe il tempo di violentarla quando era ormai in fin di vita. Il tutto durò ben mezz'ora.
L'opinione pubblica fu a lungo scossa da questo evento, tanto che si parlò per molto tempo di "Effetto Genovese" per descrivere eventi simili.

L'effetto spettatore fu dimostrato in laboratorio per la prima volta da Darley e Latane nel 1968,  che fecero delle ricerche proprio a seguito dell'omicidio di Kitty Genovese.

L'esperimento che eseguirono era molto semplice.
Studenti universitari furono invitati a partecipare ad una ricerca volta a risolvere i problemi degli studenti al college
Gli studenti furono divisi in gruppi, e ogni gruppo aveva un numero variabile di partecipanti.
Ma la cosa importante era che ognuno si trovava in una camera da solo, potendo interagire con gli altri solo con cuffie e microfono.

Ogni partecipante poteva parlare per 2 minuti, nel frattempo gli altri microfoni erano disattivati. In realtà l'unica persona a parlare veramente era l'ignaro studente, le altre erano tutte sessioni pre-registrate. 
L'esperimento prevedeva 5 casi, da un solo partecipante, fino a 6.

Una delle voci pre-registrate era quella di una persona che nel corso del suo primo turno, raccontava di essere un soggetto epilettico, che stava seguendo nuove cure e da circa un anno non aveva ricadute.

L'esperimento vero e proprio iniziava quando, nel corso del 3 turno, il soggetto epilettico inscenava un attacco. 

Se ci chiedessero cosa faremmo se vedessimo un uomo che sta male, noi risponderemmo: "correrei subito in suo aiuto, cercherei di capire cosa succede e chiamerei i soccorsi il più presto possibile". Molto toccante davvero, ma la verità non è questa. La verità è qualcos'altro che non vogliamo dire.
Quindi qual'è la vera questione?  Cosa vogliono scoprire i ricercatori?

La domanda a cui vogliono rispondere è semplice: quanto tempo è necessario ad un soggetto per alzarsi, lasciare la stanza, cercare gli sperimentatori e chiedere aiuto?

E soprattutto in che contesto questo avviene? Sempre? Alcune volte? Mai?

Quando l'esperimento si concluse i dati erano chiari. La quasi totalità degli studenti era accorsa a chiedere aiuto, avvertendo lo staff. Ma il tempo che occorreva perché ciò accadesse aumentava drasticamente all'aumentare delle persone che il soggetto credesse ci fossero al colloquio. Fino a volerci parecchi minuti. 
Nella realtà il ragazzo epilettico sarebbe morto. 

L'esperimento è stato ripetuto innumerevoli volte nel corso degli anni ed è forse uno dei più sorprendenti riguardo al tema della criminalità e della responsabilità insieme a quello di Milgram e di Zimbardo (di cui parlerò in post futuri).

In parole povere, quando lo studente era in una conversazione uno ad uno, cioè lui ed il ragazzo epilettico, il soccorso arrivava subito. Ma se c'erano altre persone la cosa era molto differente. 
Darley e Latane scoprirono il "Bystanders Effect", un errore di valutazione, un bias terrificante. In pratica la responsabilità tende ad essere diluita, rateizzata, fra chi è presente ad un dato evento.

Quindi la prossima volta che vi servirà aiuto, sappiate che se ci sono molte persone, probabilmente nessuno arriverà in vostro soccorso. Un rimedio è quello di indicare una persona in particolare, chiamandolo, non so, tipo: "Ehi tu con la giacca blu, vieni qui e chiama qualcuno". In questo modo la responsabilità non potrà essere diluita tra gli spettatori. 


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