Bernays, chiamato lo "psicologo delle aziende", nipote di Freud, l'uomo che ha ottenuto più successi di chiunque altro nel campo della persuasione, nel suo testo "Propaganda" scriveva che:
"Considerando la nostra organizzazione sociale, ogni progetto importante deve essere approvato dall'opinione pubblica, in altre parole il movimento più ammirevole rischia fallire se non riesce a imprimersi nelle menti".
L'elezione del primo presidente di colore degli Stati Uniti ha rappresentato un evento sensazionale, non solo per i contenuti razziali, ma soprattutto per ciò che ha simboleggiato, per il movimento che ha saputo costruire e unire tutto il mondo, perché tutti, in cuore nostro, abbiamo creduto a quel cavolo di "Yes, We Can".
Ma soprattutto ha saputo usare i simboli a proprio vantaggio, facendo del suo leader, l'emblema del cambiamento, un cambiamento non solo a parole, ma per la prima volta possibile. Ha fatto delle dichiarazioni, il segno della sua differenza, ha fatto del linguaggio, il simbolo di un nuovo modo di comunicare.
Obama ha saputo parlare alle persone come un loro pari. Se gli avversari si innalzavano a nuovi eroi, senza macchia e senza paura, lui si è fatto uomo, è sceso tra le persone e ha parlato a tutti, senza distinzione.
Non voglio qui elencare o analizzare la campagna di Obama, ma il Brand Obama. Perché mai un politico, prima di lui, era stato portatore di così tanti significati, di così tanti valori, di cose tante relazioni, come il primo presidente di colore degli USA.
Anche la strategia legata al Brand ha reso evidente quanto sia imprescindibile un buon simbolo nel supportare una buona causa.
E così la campagna politica si è trasformata in una marca carica di significati e di valori fondamentali per l'animo umano.
Non so se Obama è semplicemente l'uomo giusto al posto giusto, arrivato quando i tempi erano ormai maturi, ma grazie all'utilizzo di Internet (da cui sono arrivati oltre 270 mln), ha saputo rendere credibile il suo racconto.
Perché in politica tutti raccontano una storia, ma la sua storia è stata la più credibile, tanto da far sognare i popoli di ogni nazione.
A differenza degli altri politici Obama non ha spiegato il suo importante programma, non si è dilungato in una pedante spiegazione delle operazioni che avrebbe fatto, bensì, si è fatto simbolo dei valori in cui la gente potesse credere, identificandosi in una causa importante.
Il brand è stato disegnato e concepito seguendo i valori che hanno pervaso l'intera campagna:
- Speranza e Cambiamento (come valori profondi primari)
- Believe (cioè il concetto di credere in quel qualcosa che può cambiare il mondo, credere in noi stessi, credere nella nazione che può ritornare a essere quella di prima
- Ottimismo
- Integrazione
- Solidarietà
Il marchio rappresenta un cerchio, la "O" di Obama, il cui cerchio interno rappresenta anche un sole che sorge.
Questo sole sorge su quello che sembra una collina, ma grazie alle strisce, della bandiera americana, vuole rappresentare un campo coltivato.
Qui arriviamo subito al primo elemento importante, il "mito della frontiera", il mito della libertà, ma che qui viene rappresentato come quelle terre che i primi pionieri hanno conquistato e utilizzato per fondare gli Stati Uniti d'America.
Quindi il sole sorge, ma questo sole non è un sole qualunque, è un nuovo sole, come nuovo è l'uomo che promette di riportare nuova linfa alla terra americana. Da questa risurrezione si potranno raccogliere i prodotti che gli uomini che lavorano, gli uomini giusti e onesti, cioè tutti gli americani, meritano.
Il merito fa parte della cultura americana, della cultura protestante, che in america si fonde con la cultura della speranza, l'idea cristiana di un mondo migliore.
Devo dire che il il mito della frontiera, il più potente mito dell'epoca moderna, grazie alla globalizzazione (americanizzazione?) è stato diffuso in tutto il mondo, e ha ovviamente particolare valore in America, dove l'idea dell'uomo giusto che lavora, che s'impegna e che quindi merita di portare a casa i frutti del proprio sudore, sono sempre molto radicati, in quella che viene definita una vera e propria religione civile americana.
Un fatto che mi ha particolarmente incuriosito, è che il marchio è stato inaspettatamente esteso a qualsiasi tipo di gruppo, di target, di etnia, come gli omosessuali, gli irlandesi, i religiosi, i veterani, e persino i repubblicani (si, anche i repubblicani hanno votato per Obama).
Ad ogni marchio è stato legato un discorso diverso, adattato ai valori primari di quei popoli.
Più avanti farò un post, o più post probabilmente, sull'analisi dell'intera campagna di Obama.
Per chi fosse interessato ad alcuni di questi argomenti consiglio:
- Max Weber, L'etica protestante e lo spirito del capitalismo
- Ian Watt, Miti dell'individualismo moderno, Faust, don Chisciotte, don Giovanni, Robinson Crusoe
- H. E. Harris, The Obama Effect: Multidisciplinary Renderings of the 2008 Campaign
- Drew Westen, La mente Politica
- G. Lakoff, Il pensiero politico
I punti salienti su cui si è fondata la campagna |